Ancora da Lo Smilzo:
“Sono abruzzese e amo il Trentino, ci andrei a vivere, lì ho tanti amici. Ma non scambiamo la seta con la lana, quella di pecora, abruzzese. Quelli lassù avranno anche le pecore, come noi abbiamo anche gli abeti, ma le pecore di dannunziana memoria sono le nostre e nessuno ce le toglie. Guardate un po’ cosa vi regalo, sono tante, in slalom, sono abruzzesi doc.
Ebbè, punto nell’orgoglio chiudo il discorso così. Velocemente come tra i pali di uno slalom virtuale. E sapete perché? Sto ancora correndo, col pensiero, fortunatamente.
Oggi con un amico scendevo dal Monte Genzana, sopra Pettorano sul Gizio. All’uscita di un tratto di bosco ci siamo imbattuti in un numeroso gregge di pecore. Ma il punto non sta qui.
E che le guardavano circa una diecina di cani bianchi e neri. Appena ci hanno visto, come in una manovra di guerra studiata all’accademia, si sono raggruppati e in un attimo abbaiando come forsennati si sono avviati in salita per raggiungerci e fare… ve lo lascio immaginare: uno “smilzo” tutt’ossa da azzannare e conservare per il lungo inverno, ecco, credo che sarebbe stata questa la fine.
Ma i cani non sanno che gli smilzi sono anche veloci, nonostante l’ingombro dell’amico, molto più pesante di me, ma altrettanto veloce – per forza o per buona voglia – e allora giù a capo fitto in mezzo ai faggi di un bosco.
Ci è andata bene. Li abbiamo seminati, ma che cu… Ho ancora avanti agli occhi quelle belve, altro che cani pastore.
E con quest’avventura chiudo l’excursus dai ravioli ai cani da pecora.
Gustatevi la bella foto. Ne vale la pena.”
Per fortuna i cani non hanno avuto la meglio, possiamo così attendere fiduciosi altri momenti così simpaticamente raccontati