Ma una cosa così carina poteva restare tra i commenti (solitamente brevi battute di saluto, complimenti, auguri etc. etc.) ? Assolutamente no. Allora, con formale invito rivolto sentitamente a “Lo Smilzo” per una diretta, continuata e anche scoordinata partecipazione a questo simil-Blog, si effettua il transito di merito.
“Forse molti avranno detto: Ma, dopo i ravioloni cosa c’entra Pantagruel? Ho pensato anch’io la stessa cosa, pur essendo ormai abituato a questi intermezzi privi di sapori. Poi piano piano, volendo attribuire un nesso e sul filo della pastorizia sono tornato con i sensi ai sapori e agli odori di una cena di tanto tempo fa, che costrinse un famelico amico a fuggire in mezzo al Piano delle Cinque Miglia per un colossale “rutto”.
Cosa avevamo mangiato? Semplice: la “pecora al cotturo”. Cos’è? Beh! Ecco perchè Pantagruel c’entra. Eccome.
I pastori di una volta in occasione di qualche festività ricevevano dal padrone del gregge una pecora da mangiare. Opportunamente preparata e tagliata in piccoli pezzi per favorirne la cottura, la collocavano in un recipiante simile a quello dove fabbricavano il formaggio e la ricotta, il cotturo, appunto.
Ci aggiungevano, tagliati a pezzetti, una buona dose di patate, sedano, carote, cipolle, qualche pomodoro, rosmarino e una dose più che buona di lauro (serviva non solo per migliorare il sapore, ma anche per favorire la digestione), poi coprivano il tutto con l’acqua ed iniziava una bollitura leggera, costante e prolungata, al punto che il composto si amalgamava, anche a causa dell’abbondante presenza di grasso.
Nel piatto, sotto il succulento cibo, venivano poste fette di pane abbrustolito e così incominciava la “festa”. Il vino rigorosamente rosso annaffiava i famelici palati e i lupi si aggiravano nei dintorni attratti dal profumo inebriante. Ma restavano lontani. Altro che lupi i PANTAGRUELICI pastori. Vi confesso il peccato di gola, è un pasto eccezionale, ma da ripetere, quando è possibile, a cadenza quinquennale!”
Un commento al commento, però, corre obbligo di fare: “gli intermezzi privi di sapore” (intesi come post non inerenti succulenti o meno piatti preparati e offerti all’interesse del webmondo) possono risultare privi di sapore se il pensiero è governato solamente dalle papille gustative. (non è il caso, in ogni caso, de Lo Smilzo, dato anche lo username che lo identifica). Chi ha anche le orecchie intenda
(Il Piano delle cinque miglia è in Abruzzo, le bellissime pecore della foto, invece, vengono da qui:http://www.fassanews.com/foto)