Il nome di questa “preziosità” quasi scomparsa, ma in via di molto apprezzato recupero, viene dalla sua forma sferica, simile a quella dei piselli, e dal Tavo, fiume abruzzese che nasce sul Gran Sasso e scorre nell’area collinare della provincia di Pescara.
Di colore candido, madreperlaceo, ha ottime proprietà nutrizionali e una buccia sottilissima, che ne consente una cottura rapida e una facile digestione.
Si tratta di un fagiolo tardivo: la semina, tradizionalmente è prevista per la metà di giugno. La raccolta inizia nella seconda metà di ottobre.
La sgranatura dei baccelli, che storicamente veniva effettuata solamente a mano, oggi si avvale anche di procedimenti meccanici, che facilitano il lavoro.
Il fagiolo del Tavo si può gustare lessato e condito solamente con olio extravergine d’oliva oppure come ingrediente di zuppe e minestre (in Abruzzo sagne e tacconelle)
Prima della cottura, deve essere messo in ammollo in acqua fredda per una notte.
Il fagiolo tondino del Tavo è inserito dal Ministero delle politiche agricole nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani ed è, inoltre uno dei Presidi Slow Food dell’ Abruzzo