Al tavolino del Caffè Baratti & Milano di piazza Castello, a Torino, Guido Gozzano osserva e svela, con simpatica ironia, i falsi perbenismi delle dame di inizio ‘800 che tentano maldestramente di nascondere al mondo gli innocenti peccati di gola:
“Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.Signore e signorine –
le dita senza guanto –
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!nPerché niun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.nC’è quella che s’informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.nL’una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.nun’altra – il dolce crebbe –
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!nUn’altra, con bell’arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall’altra parte!nL’una, senz’abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e parensugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D’Annunzio.nFra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,ndi essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!nPerché non m’è concesso –
o legge inopportuna! –
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,no belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?nIo sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.