O più semplicemente spinaci selvatici o spinaci di montagna che crescono in prevalenza in Abruzzo ad alta quota fino a 2.000 metri e raccolti pazientemente a mano.
“Prima di salire si guardano le montagne da sotto, si osserva la neve, il cielo e le temperature perchè non deve fare ancora freddo e bisogna salire prima che arrivi il caldo, quando il manto bianco della neve comincia a ritirarsi. Solo in quel momento si possono raggiungere gli stazzi, tra i pascoli delle pecore, dove il suolo è ricco di azoto e di nitrati.
I passaggi delle greggi concimano la terra e fanno nascere l’orapo, la verdura del freddo e questo spiega il suo nome tedesco dieiszichorie, cioè cicoria del ghiaccio, nonostante non sia parente della cicoria bensì degli spinaci.
L’orapo è una pianta ricca di ferro e di vitamina C e le si riconoscono straordinarie proprietà. Le foglie e i germogli possono essere lessati e gustati come contorno, ma anche accompagnati a legumi, orapi e fagioli, o “pasta povera” a base di acqua e farina come gli gnocchetti.”
Ne esistono diverse specie dalle caratteristiche simili, ma la più comune è il Chenopodium Bonus-Henricus. Il nome generico (Chenopodium) deriva dalla caratteristica forma “a piede d’oca” delle foglie: dal greco “chen” (= oca) e “pous” (= piede) oppure “podion” (= piccolo piede). Il nome specifico (bonus-henricus) è stato assegnato da Linneo per onorare Enrico IV, re di Navarra e poi di Francia (1589-1610), protettore dei botanici e dell’agricoltura. La leggenda narra che Enrico IV nel 1600 face entrare nel suo parco reale la popolazione affamata per raccogliere erbe selvatiche e per gratitudine il popolo diede il nome di “Buon Enrico” a questo spinacio selvatico.
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