“Era appena nato e immediatamente dovettero ordinare diciassettemila novecento e tredici vacche di Paurtille e di Brehemond per nutrire Pantagruel.
Pantagruel era infatti così grande che nessuna balia avrebbe potuto soddisfare la sua fame.
All’età d’un anno e due mesi, per consiglio dei medici, cominciarono a farlo uscire in un carrozzino tirato da buoi. Era un piacere vedere quel suo bel faccione con quasi diciotto pappagorge…”.
Divenuto grandicello, lui e suo padre Gargantua percorrono a piedi quasi tutta l’Europa. Tornati a Parigi, narrano allegre storielle, facezie scurrili e situazioni incredibili, raccolte lungo il tragitto, nel mentre banchettano lautamente con gli amici intorno a tavole smisuratamente imbandite.
Da qui “pantagruelico” come simbolo grottesco del grande mangiatore e bevitore, ovvero di banchetto eccessivo e smisurato.
Chi volesse saperne molto ma molto di più, può leggersi “Gargantua e Pantagruel” titolo che indica, correntemente, l’esilarante insieme di 5 romanzi di Rabelais, scrittore francese, erudito, medico, monaco benedettino, professore d’anatomia, condannato per immoralità dalla Sorbona e dal Parlamento.